La realizzazione professionale di una persona o di un progetto aziendale passa attraverso alcuni strumenti, più o meno rimasti invariati nel corso del tempo.
Alcuni (l’idea alla base, gli obiettivi da raggiungere, il budget a disposizione) sono universalmente riconosciuti come fondamentali, altri invece tendono ad essere considerati erroneamente “secondari”, e per questo meritevoli di scarse attenzioni.
Uno di questi è sicuramente il biglietto da visita, storico mezzo di comunicazione e socialità, nato per permettere lo scambio di informazioni fra interlocutori e favorire i contatti futuri. Permette quindi di accorciare le distanze e di azzerare le lungaggini che la normale registrazione di indirizzi, numeri di telefono e e-mail potrebbe richiedere.
Il biglietto da visita non è un’invenzione per niente recente: nacque con ogni probabilità in Francia, durante il 1700. Da allora, ha attraversato le diverse epoche ed evoluzioni, riuscendo ad arrivare fino a noi. La sua resistenza al tempo lo ha reso davvero uno strumento unico. La virtualizzazione delle comunicazioni odierne ha, in qualche modo superato tutto ciò che è cartaceo, preferendo alternative tecnologiche e al passo con i tempi.
Ciononostante, il biglietto da visita resta ancora un must irrinunciabile, proprio perché ha saputo “attualizzarsi” e ottimizzarsi negli anni.
Per realizzarne uno di qualità, occorre inserirvi tutte le informazioni necessarie: nome, indirizzo, mail, profilo professionale e azienda in cui si lavora. Oggi, molti decidono di aggiungere i riferimenti ai profili social, ma è bene servirsene solo in un’ottica professionale e non privata.
Ma ciò che conta non sono soltanto i contenuti, bisogna prestare attenzione anche alla forma. Il biglietto deve essere di un materiale che sia qualitativamente resistente, misurare mediamente 8,5 x 5,5 cm e possedere una grafica convincente. Spazio ai colori, ma evitare di usarne più di tre, per non creare confusione.
Attenzione anche al font , ovvero il carattere, per cui si chiede chiarezza e leggibilità, nonché agli spazi che intercorrono fra i vari elementi grafici.