La nascita della copertina non è collegata ad una data precisa perché, come sostiene Ambrogio Borsani, uno dei maggiori esperti della storia dei libri, nessuno inventò le copertine, fu un processo graduale.
La copertina, infatti, diventa una necessità nel momento in cui i libri iniziano ad essere letti da un pubblico più vasto. È il momento dell’editoria industriale, quando iniziano a venire stampate migliaia di copie di libri che vengono trasportati e fisicamente messi a rischio.
Così come il libro è frutto di una serie di trasformazioni sociali e tecnologiche legate alla scrittura e alla stampa, anche la copertina ha un suo percorso, una sua storia. Da principio è solo un involucro, uno strumento per proteggere il libro, un elemento impersonale ma necessario.
Quando si passa da necessità a senso estetico?
Intorno alla metà dell’Ottocento, la funzione protettiva del cartoncino e delle sovracoperte, viene progressivamente superata da un’idea diversa. Tutto inizia ad essere pensato dal punto di vista del cliente che deve acquistare un libro: cosa vede per prima? La copertina.
Con l’aumento delle tirature e delle vendite, inizia a farsi largo un nuovo bisogno del mercato dell’editoria, differenziarsi, attrarre nuovi lettori, così la copertina inizia a diventare veicolo attraverso cui avviare questo processo di ricerca di identità. La copertina inizia a rivelare qualche informazione sull’interno del libro.
In una lettera datata 1876, Lewis Carroll scrive al suo editore per raccomandare che il suo libro sia riconoscibile sugli scaffali tramite qualche elemento distintivo sulla costa. È un esempio di come l’editoria industriale abbia gradualmente creato nuovi bisogni nel settore e di come la copertina assuma sempre più un valore estetico.
L’invenzione della copertina fu determinata da due fattori: la nascita di un pubblico di lettori di massa e l’aumento dei libri a prezzi contenuti che attirano il pubblico. Gli editori sono sempre più obbligati a inventarsi tecniche economiche e potenti per stampare.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, con il futurismo italiano e il costruttivismo sovietico i libri vengono usati come mezzi espressivi. Così il libro diventa di per sé, indipendentemente dall’interno, un simbolo, un mezzo di espressione a partire dal suo rivestimento. Da allora grafici, illustratori, artisti iniziano a prendere parte al lavoro sul libro per rendere attraente il suo “abito”, la sua copertina.